Archivi del mese: novembre 2007

Vivere in una piccola cittadina, in una regione ancora più piccola, che ha meno abitanti di Genova o Palermo, significa essere esposti, di tanto in tanto, a curiosi fenomeni mediatici. Uno di questi è la sparizione totale del senso critico quando chi ne dovrebbe essere l’oggetto è un personaggio locale di successo nazionale.
E’ il caso del libro Premio Campiello 2007, Mille anni che sto qui, la cui autrice Mariolina Venezia si fregia del titolo di mia concittadina. Il libro è la storia di una famiglia di Grottole, cadente paese a pochi chilometri da Matera, per molti versi simile alla Gagliano di Carlo Levi. La vicenda si snoda lungo un secolo e più attraverso la discendenza matrilineare di una famiglia di signori caduta in disgrazia che si barcamena tra diverse fortune.
Il libro della Venezia, bisogna ammetterlo, si fa leggere. E’ stato votato da una giuria popolare, quindi non c’è da dubitarne.  Il modello cui si ispira è chiaramente la Isabel Allende de La casa degli Spiriti, come si arguisce dai nomi delle  protagoniste, tutti diverse variazioni sul termine bianco (Concetta, Alba, Candida, Albina) com’era appunto nei nomi del libro della Allende. Ma immancabilmente si ispira anche, per certi versi, al Carlo Levi di Cristo si è fermato a Eboli, che rappresenta un po’ la pietra miliare della letteratura sul popolo Lucano.
Di roba da raccontare l’autrice ne ha,  forse più di Levi e Allende messi insieme; ma il susseguirsi degli episodi, per quanto gustoso, è talmente frenetico che non lascia spazio per alcun approfondimento psicologico: i caratteri sono sbozzati come pupi di un presepe popolatissimo, tanto che tocca spesso tornare indietro di qualche pagina per capire chi è il personaggio che ci è stato velocemente presentato prima e che torna per una breve parte da protagonista.
Se la prima parte, per quanto a tratti disorganica e priva di acme, si presenta piacevole, la seconda parte, in cui l’autrice affronta il personaggio che rappresenterebbe il suo alter ego, diventa banalmente autoreferenziale, confusa e sfilacciata. E viene inoltre ad essere troppo lunga in rapporto agli eventi così come la prima risultava corta e non approfondita. Una diversa calibrazione dei tempi della narrazione avrebbe certo giovato al romanzo. Insomma, ho tirato un sospiro di sollievo sulle ultime pagine, perché ormai la vicenda si trascinava senza che si riuscisse a capire dove volesse andare.
La Venezia scrive fiction per la televisione ed è evidente il suo approccio visivo e scenografico alla scrittura. Ma spesso è come se avesse in mente scene da film che ridotte a parola scritta perdono di vita e di profondità. Come se dipingesse un quadro pieno di dettagli a larghe pennellate, così che solo a tratti si possa cogliere vagamente quel che intendeva dire.
Del resto non è accertato che avesse qualcosa da dire. "Scrivo per guadagnare soldi. E’ il mio mestiere e, come diceva Flannery O’ Connor, e’ quello che mi riesce bene" è la sua dichirazione dopo la vittoria del Campiello.
Sull’ultimo assunto avrei qualcosa da ridire, ma per il resto il ragionamento non fa una piega.
Mi resta solo da capire perché i miei concittadini l’incensino come se si trattasse di una nuova Nadine Gordimer. Ai posteri l’ardua sentenza. <!–

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Ieri sera ho ricevuto il complimento più bello della mia vita. Sono stata paragonata alla donna più divertente della televisione americana dopo Lucille Ball. 

A dire il vero non vesto Prada e non ho neanche una voce così acuta…
Ma quanto a gestualità siamo identiche.
Soprattutto quando lei è ubriaca. 

Grazie, Hb.

Dimenticavo: abbiamo in comune anche il fisico da scamorza. Ça y est.
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Gemellaggio tra bloggers…

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Al volo la lista dei dieci uomini che non mi dispiacerebbe sostituisero per una sera il Lombardo Veneto nella nostra graziosa alcova.

Tanto per spettegolare un po.

1. Jude Law – perché è bellissimo e ha una faccia da stronzo.

2. Steve Buscemi – perché vado pazza per i suoi occhi da rana e la sua aria complicata.

3. Willem DaFoe – perché a cinquantadue anni è più sexy di Heath Ledger e Jake Gyllenhaal  messi insieme.

4.Laurence Olivier – perché se fosse vivo nessuno degli altri potrebbe competere con il suo fascino austero.

5.Michael Caine – perché è lunico che riesca ad essere se stesso in ogni film, e in ogni film è sempre più affascinante…

6.Ewan McGregor – perché di lui si sa per certo che è ben dotato…

7.Edward Furlong  (quando aveva ventanni, cioè prima di diventare un alcolista tossicomane) – perché non sempre mi garban veci

8.Gian Maria Volonté – perché era  lunico maschio latino capace di far scomparire la mia istintiva predilizione per il ceppo celtico

9.Rupert Everett – perché da quando ho visto Sai che cè di nuovo incarna il mio segreto sogno di sedurre un uomo gay

10.Kate Winslet –  purchè non pretenda il sesso orale, ché su una donna mi fa schifo.
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